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Fonti
- Runningzen.com
- Lo Zen e l’arte della Corsa – Luca Speciani
- Runlovers.it
“Un gesto naturale: la corsa”
La corsa, come il salto, il lancio e il nuoto, è un’attività intrinseca all’essere umano. Per l’uomo preistorico era una necessità vitale: cacciare per nutrirsi e fuggire dai predatori. Gesti naturali, praticati per lunghi periodi e su distanze considerevoli, con spostamenti settimanali di centinaia di chilometri. La corsa era letteralmente una questione di sopravvivenza.
Questo background evolutivo ha plasmato il nostro corpo, rendendolo adatto alla corsa. Siamo nati per correre e il movimento rappresenta un connubio di bellezza ed efficienza. Alcune popolazioni, come i Keniani e gli Etiopi, incarnano questa predisposizione. Le loro eccezionali doti aerobiche sono in parte dovute alle caratteristiche ambientali in cui vivono, che spesso li costringono a percorrere lunghe distanze a piedi, ad esempio per andare a scuola o a prendere l’acqua. Queste abitudini, soprattutto durante l’infanzia, sviluppano una struttura fisica (legamenti, articolazioni, muscoli) particolarmente efficiente.
Un esempio ancora più emblematico è rappresentato dai Tarahumara, una popolazione indigena che vive nei canyon della Sierra Madre Occidental, in Messico. Ritiratisi in questa zona cinque secoli fa per sfuggire ai conquistadores spagnoli, i Tarahumara vivono in insediamenti distanti tra loro, collegati da impervi sentieri. E come si spostano? Correndo. Ogni giorno, a tutte le età, spesso a piedi nudi e senza infortuni.
I Tarahumara sono corridori di endurance incredibili, capaci di coprire distanze superiori ai 300 km in due giorni su terreni difficili. Bambini, uomini e donne corrono, e persino gli anziani mostrano prestazioni notevoli. Non a caso si autodefiniscono “Rarámuri”, ovvero “piedi leggeri” o “coloro che corrono bene”. La loro abilità è tale da aver più volte sconfitto ultramaratoneti americani in gare di endurance, correndo con i loro tradizionali sandali huarache e persino fermandosi a fumare. Per loro la corsa è un’abilità innata, tanto da utilizzarla anche per la caccia, inseguendo cervi e tacchini selvatici fino allo sfinimento, proprio come facevano i nostri antenati.
Gioia, la voglia e il piacere di correre
Per queste popolazioni, abituate a spostarsi prevalentemente a piedi, la corsa è un gesto naturale, quotidiano, vissuto con una gioia quasi incosciente. È proprio questa gioia, questa passione innata, che alimenta i campioni come Eliud Kipchoge, Geoffrey Kamworor e Brigit Kosgei.
Dovremmo riscoprire questo senso puro della corsa: la gioia di sentire le gambe che girano agili, l’emozione di un ritmo sostenuto, la bellezza di un paesaggio osservato con occhi nuovi, amplificati dall’intensità delle sensazioni corporee. Come afferma una citazione: “La mente come strumento di percezione di quanto piacevole trasmette il nostro corpo nel compimento naturale dei movimenti e, nella fattispecie, la corsa.”
La gioia di correre… Quante volte la dimentichiamo! “L’importante non è quello che trovi alla fine della corsa, ma quello che provi mentre stai correndo.” Tutti corriamo per diverse ragioni, ma quanti provano veramente piacere e gioia? Paradossalmente, la corsa è anche fatica e a volte dolore. Ma l’affaticamento è una sensazione soggettiva, spesso influenzata dalla nostra mente, dalle nostre insicurezze. La mente deve collaborare con il corpo, con pensieri positivi, allontanando le paure e vivendo pienamente l’esperienza, in una sorta di meditazione in movimento, uno “Zen in corsa”.
Imparare a correre per la gioia di farlo è un obiettivo che richiede impegno e dedizione. Significa vivere la corsa nel presente, nel qui e ora, aumentando la consapevolezza di sé. Allora, pioggia, freddo, caldo o malesseri diventano superabili. Il piacere di correre genera il desiderio e l’energia per uscire di casa in qualsiasi condizione.
Questo approccio, applicato a tutti gli aspetti della vita, potrebbe trasformarci in persone capaci di azioni positive e disinteressate. Persino nelle competizioni, pur con la sana voglia di vincere, un vero runner non dimentica la condivisione e incoraggia gli altri:
“Dai, non mollare, ce la facciamo insieme!”.
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