Prima di tutto voglio chiarire che non sono un praticante della filosofia buddhista, ma ho sempre trovato utile il modo di percepire la realtà presente nel Buddhismo, specialmente nello Zen; credo sinceramente che ognuno di noi possa imparare da questi insegnamenti, non importa quale sia la nostra Religione in quanto, fondamentalmente lo  Zen è uno stile di vita, una Via semplice, diretta e concreta che ci riporta alla realtà, “qui e adesso”, “consapevolezza di sé. Con la pratica di questa filosofia, chiunque può superare i condizionamenti e gli attaccamenti dietro cui si nasconde la realtà e immergersi nella vita attimo dopo attimo, per cogliere la Verità Assoluta e viverla liberamente e creativamente.

Le filosofie orientali mi hanno sempre un po’ affascinato anche se devo ammettere che non ho mai approfondito molto l’argomento e neanche mai messe in pratica, tranne che per qualche sporadica e molto limitata occasione, tipo alcune sedute di Meditazione Zazen a Novara e un mezzo corso di TaiJi Quan, qui a Napoli presso l’SSD IWKA con la Gran Maestra Zhang Chun Li , attualmente Docente Universitaria Cinese di Scienze Motorie e gran Maestra di Qi Gong e Taiji Quan; attività intraprese senza però alcuna continuità ma comunque delle belle ed interessanti esperienze. Diciamo che mi sono limitato alla lettura di argomenti riguardanti queste filosofie e quindi non ho assolutamente studiato lo Zen da potermi permettere di dare indicazioni precise, ma ci ho trovato dentro alcuni insegnamenti che ho potuto fare miei pur senza approfondire la dottrina o diventare un praticante Zen.

Lo Zen non può essere racchiuso in un concetto, né reso attraverso il pensiero, chiede di essere praticato; è essenzialmente, un’esperienza. Non sono poche le difficoltà nella comprensione della maggior parte dei principi  su cui esso si basa. Senza l’aiuto di un Maestro o senza una profonda esperienza diretta, anche se al solo scopo di arricchire il proprio bagaglio culturale, è molto difficile comprenderne teorie e pratiche che, per uno che osserva dall’esterno, sembrano molto contorte e intellettualmente inarrivabili. Almeno io mi ci perdo. Lo Zen ha un enorme numero di principi e regole, ma sostanzialmente esso si basa sulla ricerca del vivere il qui e ora ossia sperimentare l’attimo presente ed essere grati per il dono stesso della vita e trovare la consapevolezza di sé, acquisire piena coscienza della propria connessione con il mondo e con tutto ciò che ne fa parte. La vita può essere distinta concettualmente in tre momenti: il passato, il presente ed il futuro ma, come il Dalai Lama ha sottolineato: “c’è solo un periodo in cui puoi agire e questo è il presente, poiché il passato ed il futuro sono completamente inutili, perciò non te ne preoccupare”.  La meditazione insegna quindi a prendere consapevolezza del “qui ed ora” eliminando lo squilibrio delle nostre vite che spesso sono troppo proiettate nel futuro o sprofondate nel passato. Attraverso la pratica si può raggiungere una sorta di silenzio interiore che ci permette di affrontare la vita con maggiore serenità con evidente beneficio della nostra psiche.

Non sono mai stato un fanatico dello sport ma solo un semplice appassionato della disciplina più vecchia e naturale che l’uomo abbia mai praticato.

Naturalmente parlo della corsa o, come oggi meglio si identifica, podismo o running.

Appassionato soprattutto dal punto di vista della pratica, ma non ho quasi mai trascurato la mia curiosità sugli aspetti tecnici della corsa, possedere, almeno, una discreta cognizione di essi, quel tanto che basta a comprendere un po’ la fisiologia che regola il nostro corpo e i principi che regolano la nostra corsa, che ci aiuterebbero a gestire, con un minimo di consapevolezza, il nostro fisico.

E’ dall’età di 15 anni che non ho mai smesso di “correre”, ovviamente nel senso che non ho mai abbandonato questa mia passione, magari qualcuno stava già pensando ad una sorta di Forrest Gump;  una attività che ho portato avanti solo come atleta medio,  lungo una strada non sempre in discesa, naturalmente in senso metaforico, ma che comunque mi ha  donato tanti piacevoli momenti di relax, amicizia, aggregazione e anche, benché irrilevante ma per me apprezzabile, qualche soddisfazione agonistica.

Praticare il running, specie se con passione, offre, e non lo scopriamo solo ora, un’infinità di effetti benefici, comprovati dalla scienza. Quindi, già di per se correre fa bene, ma lo sentiamo ripetere spesso, che i benefici della corsa sono numerosi e, soprattutto, coinvolgono molti aspetti della nostra salute. Correre fa bene al cuore, ai polmoni, riduce l’ipertensione e lo stress, ci aiuta a dimagrire. E non solo. Perchè la corsa, non solo fa bene, ma ci fa stare anche bene “Mens sana in corpore sano” .. no?! Lo Zen non è una filosofia indicata solo per i runner. Ma si dà il caso che la corsa tragga profondo beneficio dalla sua applicazione.

Nel quotidiano, spesso siamo costretti a condurre una vita molto frenetica e, ritagliare qualche attimo per staccare la spina e poterci dedicare a ciò che più ci piace fare davvero, nel caso particolare “la corsa”, talvolta diventa indispensabile.

E perché non unire alla corsa la meditazione per restituirci, passo dopo passo, la possibilità di vivere in pace con sé stessi e con l’ambiente circostante. Un metodo innovativo per abituare la nostra mente ad essere consapevole e a ritrovare sintonia con il corpo durante il movimento.

 

Mi sono detto: “Perché non documentarmi e palarne?”